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Meno etichette e più condivisione: così si favorisce la leadership distribuita

di Sparks of Knowledge

Fino a qualche decennio fa le organizzazioni potevano proiettare le proprie strategie di sviluppo in un orizzonte temporale di cinque o dieci anni. Il compito di un leader era facilitato, poiché aveva il tempo necessario per creare una scala gerarchica, delegare alcune attività sensibili a pochi professionisti fidati e distribuire quelle meno delicate tra gli altri collaboratori.

Nelle condizioni attuali delle economie mondiali, caratterizzate da scenari in costante mutamento, non c’è più quell’orizzonte temporale per agire. In questo contesto, il modello accentratore – in cui il leader conserva nelle proprie mani le informazioni chiave, condividendole con un gruppo ristretto- ha dimostrato di non essere più al passo con i tempi.

Quello che serve allora, per governare la complessità del presente, è una leadership condivisa o distribuita, un modello codificato già nel 2015 nel libro “Two Roads to Green: A Tale of Bureaucratic versus Distributed Leadership Models of Change” 1 di Deborah Ancona, Elaine Backman e Kate Isaacs, tornato oggi di grande attualità anche a seguito di un recente articolo della MIT Management Sloan School2.

Secondo questo modello, le responsabilità in un’organizzazione devono essere condivise tra più soggetti, poiché unire diverse menti, risorse e competenze, conduce l’azienda a essere agile, veloce ed efficace nel dare risposte ai suoi stakeholder. E, ancora, la rende più innovativa, riducendo così il tasso di turnover.

SPARKS OF KNOWLEDGE

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